Un settore da gestire. L’importanza della tracciabilità alimentare
La tracciabilità alimentare è un passaggio importante per garantire la sicurezza di quello che arriva sul nostro piatto. Tanto che la stessa Unione Europea ormai da anni si è occupata della materia, con indicazioni ben precise. Obbligando tutti coloro lavorano in questo settore a rispettare i canoni di uno strumento che permette ai consumatori di fare delle scelte consapevoli.
L’obiettivo della tracciabilità alimentare, infatti, è garantire la massima sicurezza al consumatore finale. Attraverso l’identificazione del percorso che quel prodotto ha fatto per giungere sulle nostre tavole. Uno dei principali scopi di questo progetto riguarda la lotta alle contraffazioni di prodotti. Specificando chiaramente sull’etichetta il luogo di origine delle materie prime e dove sono state lavorate, allora l’acquirente potrà scegliere ciò che preferisce.
Attenzione però, perché tracciabilità e rintracciabilità alimentare non sono la stessa cosa. Tracciare, infatti, significa la capacità di descrivere il percorso di una materia prima o di un prodotto attraverso tutti i passaggi della filiera produttiva. Dal produttore al consumatore, come si suol dire, catalogando ogni passaggio effettuato. Mentre rintracciare significa poter ricostruire all’indietro l’intero percorso che un prodotto ha fatto, dallo stato finale alle materie prime. Per legge, tutti i componenti della filiera alimentare devono essere raccolti nella tracciabilità alimentare. Tutto registrato e catalogato. Prendendo come esempio i prodotti ortofrutticoli, quando questi vengono venduti all’ingrosso devono presentare sull’imballaggio delle informazioni ben precise. Ovvero l’identificazione dell’imballatore e speditore, la natura del progetto, il paese d’origine del prodotto, le caratteristiche commerciali ed il marchio ufficiale di controllo. Dati che poi, nel supermercato sotto casa, vengono riassunte sull’etichetta e sui pannelli informativi.
Lo stesso concetto vale anche per la carne, che arriva sul bancone del macellaio ma dopo che è stato tutto verificato: dal codice di riferimento dell’animale macellato alle modalità nelle quali è stato nutrito durante la sua crescita. Dall’olio al pesce, dal miele ai prodotti congelati fino al latte fresco: la tracciabilità alimentare riguarda davvero tutti i prodotti che finiscono poi in vendita. Un aspetto particolare riguarda poi gli Ogm, gli organismi geneticamente modificati, che per essere venduti devono obbligatoriamente specificare cosa contengono e come sono stati creati.
Ci sono, però, ancora diversi problemi da risolvere parlando di tracciabilità dei prodotti alimentari. Perché per alcuni prodotti particolari come i formaggi non dop, la pasta, il pane, le conserve vegetali ed il latte a lunga conservazione, non esiste un vero e proprio obbligo. Tant’è che la segnalazione sulla provenienza di questi cibi dipende solamente dalla volontà dell’azienda produttrice. Dal punto di vista legislativo, infatti, si può fare ancora di più per accrescere le tutele del consumatore.
Dal punto di vista digitale, invece, si è già fatto molto. In che modo? Con la nascita di software gestionali ed ERP settoriali. Per capire meglio di cosa stiamo parlando, è possibile scaricare una brochure totalmente gratuita che vi darà qualche informazione in più.