I peggiori cambiamenti organizzativi aziendali degli ultimi dieci anni
Quando si parla di cambiamenti organizzativi aziendali bisogna anche mettersi nell’ordine delle idee che si possa sbagliare. Non tutti i cambiamenti, infatti, riescono con il buco. Ovvero, non tutti i cambiamenti apportati finiscono con un miglioramento dell’azienda ed una sua crescita.
Perché? Qui il ventaglio delle possibili risposte è molto ampio. E vanno da una errata previsione iniziale delle necessità, per arrivare a qualche errore in corso d’opera. I cambiamenti organizzativi aziendali, infatti, devono essere studiate bene a tavolino a priori. E messi poi in pratica ancora meglio. Basta qualche ingranaggio che non gira nel verso giusto e subito la macchina si inchioda. Nella lista dei peggiori cambiamenti organizzativi aziendali vi è, ad esempio, quella azienda in cui i dipendenti sono stati contrari. Uno dei problemi principali, infatti, è il rischio di rigetto da parte dei lavoratori. Sono diversi i motivi della resistenza al cambiamento da parte delle persone. Dal timore di uscire dalla propria “zona di confort” all’incapacità di valutare i benefici del cambiamento. Dubbi e timori da affrontare nel modo giusto. Altrimenti l’azienda avrà notevoli problemi nel mettere in pratica il cambiamento nel modo giusto. Con conseguente spreco di risorse, tempo ed energie.
Un altro errore abbastanza diffuso riguarda l’aggiornamento di uno o più software gestionali. L’azienda si dota di uno strumento più efficiente, ma utenti e collaboratori continuano invece ad usare vecchi sistemi. Oppure non vi è stata la pazienza di insegnare ad utilizzarlo a tutti i lavoratori ed i collaboratori. Con conseguente spreco, anche qui, di risorse, tempo ed energie. Gli errori più gravi nei cambiamenti organizzativi aziendali nascono anche da uno sbaglio in partenza. Ovvero, non viene calcolata esattamente tutta l’energia necessaria per innovarsi.
E, di conseguenza, ci si trova a metà cambiamento a corto di risorse o di tempo. Un altro errore che capita alquanto spesso è assimilare la trasformazione ad un progetto tradizionale che richiede unicamente disciplina. Ovvio che serva avere un piano di base. Ma occorre anche essere pronti a cambiarlo in corsa. Ad adattarlo alle necessità che emergono strada facendo.
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